Trasformiamo il vecchio ospedale marino in una sorta di maremagnum ( vedi Barcellona ) firma ora
È così da anni, il vecchio ospedale Marino, ovvero l'ex “Colonia marinara estiva Dux” progettata nel 1937 dall'architetto Ubaldo Badas, che pensò l'edificio come una porzione di circonferenza aperta verso il mare: oggi è un rudere, certo, ma per decenni è stato considerato un limpido esempio di razionalismo, tanto da finire sulle pagine delle più autorevoli riviste mondiali di architettura. E la bellezza affiora ancora, sotto lo squallore. Come ospedale cominciò a funzionare nel 1947 («perché con la protezione divina natura e scienza ridiano la vita contesa dal male», recita la targa in marmo fatta affiggere 62 anni fa dall'amministrazione provinciale e dal Consorzio antitubercolare su pareti oggi coperte di scarabocchi) e fu dismesso nel 1982. Da allora, ventisette anni di degrado. Unico aspetto positivo: la facciata curva immaginata da Badas ha offerto una barriera al vento che soffia la sabbia dal Poetto verso l'entroterra, e oggi una bella duna dorata arriva fino a ciò che resta della balconata al primo piano dell'ex ospedale. È da lì, attraverso una finestra, che si entra.
Due anni fa sembrò finalmente essere arrivato il momento della svolta: la Regione bandì una gara per affidare ai privati, in cambio di una concessione cinquantennale, l'onere di ristrutturare lo stabile. Un piatto appetibile: 13 mila metri quadri sul mare. Vinse un'associazione temporanea d'imprese che ci voleva fare un centro di cura e benessere. Peccato che si fossero fatti i conti senza l'oste: la Soprintendenza per i beni archeologici e culturali bocciò alcuni interventi previsti dal progetto approvato dalla Regione perché non avrebbero salvaguardato l'integrità dell'edificio. È finita in un nulla di fatto: l'associazione temporanea d'imprese ha rinunciato, la procedura di gara è stata, come si dice tecnicamente, “infruttuosa”, e l'ex Marino è ancora lì a consumarsi al sole, a offrire riparo a qualche eroinomane e qualche brivido ai ragazzi della settima fermata.
Fuori, mangiato dalla salsedine e dall'incuria, i ferri arrugginiti del cemento armato in bella vista. Dentro, bottiglie e lattine, fazzolettini usati e mozziconi, calcinacci e cessi fracassati, stipiti incendiati e vecchi termosifoni. Il primo piano buio per via delle finestre murate nel tentativo, vano, di evitare incursioni vandaliche; al secondo e al terzo, finestre affacciate sulla spiaggia dei centomila e la Sella del Diavolo; dalla terrazza, il panorama del Golfo degli Angeli e dello stagno di Molentargius è di una bellezza che toglie il fiato e quasi ti dimentichi dello squallore che hai dovuto attraversare per arrivare lassù.
Allo stesso tempo il turismo giovanile cagliaritano sta morendo … Avete presente il maremagnum di Barcellona ?? Non è possibile fare una cosa del genere anche a Cagliari ??? Magari proprio al posto di quella struttura ??? Cosa ce ne facciamo di un centro benessere o di un centro per la riabilitazione sportiva ? Dobbiamo iniziare a progettare cose concrete, non servono più idee , servono fatti ..Cagliari potenzialmente è quanto Barcellona, Barcellona è organizzatissima…Cagliari, ABBANDONATA
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